L’attuale emergenza covid ha riacceso i riflettori su un tema delicato e un’emergenza educativa ancora troppo frequente, ossia la dispersione scolastica, argomento che chi scrive ha già affrontato nella propria tesi di laurea, per cui saranno riportate alcune riflessioni già affrontate in sede di laurea.
La dispersione scolastica costituisce un fenomeno assai complesso e articolato, che si potrebbe definire come l’insieme dei fattori che deviano il regolare svolgimento del percorso scolastico e per contrastare il quale è necessario comprenderne le cause e il reale significato.
Cos’è la dispersione scolastica?
La risposta dell’UNESCO (1972)
“Tutti i fenomeni che comportano sia un rallentamento che una interruzione del percorso formativo di studio prima del raggiungimento del titolo di studio interno ai vari cicli scolastici”.
La risposta del MIUR (2002)
“ […] La combinazione tra etimologia e significato porta ad evocare con il termine dispersione la dissipazione di intelligenze, di risorse, di potenzialità dei giovani”.
In generale, la complessa e sfaccettata definizione di dispersione scolastica, nella quale si può distinguere tra dispersioni palesi e dispersioni occulte o sommerse, ossia relative a situazioni in cui gli studenti non raggiungono una preparazione adeguata, pur portando a termine il loro ciclo scolastico, racchiude in sé:
- l’effettivo abbandono scolastico, ossia l’interruzione degli studi, mai comunicata alla scuola, e il non conseguimento del titolo di studi da parte di giovani non più in età d’obbligo scolastico;
- l’evasione scolastica primaria, minori mai iscritti o mai frequentanti la scuola dell’obbligo;
- l’evasione scolastica secondaria, minori che interrompono la scuola prima del 16esimo anno;
- situazioni che determinano un prolungamento del regolare corso di studi, quali bocciature, ritardi, ripetizioni, trasferimenti, debiti formativi;
- il non raggiungimento degli standard disciplinari e tutte quelle situazioni che influenzano negativamente la vita scolastica dello studente, come la bassa motivazione e la mancata percezione di un futuro soddisfacente, il non rispetto degli insegnanti e delle regole della comune convivenza in classe, la non partecipazione alla vita del gruppo classe;
- la funzione di selezione che, consapevolmente o meno, la scuola svolge a danno degli studenti, creando una disuguaglianza di ingresso e di opportunità tra abbienti e meno abbienti.
Cause e fattori di rischio
Di fronte al fenomeno della dispersione scolastica, non è infrequente che le colpe siano fatte ricadere solo sul soggetto che “si disperde”; in effetti, lo stesso termine, ormai comunemente usato per descrivere tale fenomeno, sposta l’attenzione dalla scuola, e dall’interno di questa, verso ciò che è all’infuori della scuola, ossia sul disperso e su ciò che lo riguarda. Dinanzi a un fenomeno così complesso e dalle tante sfaccettature, però, le cause vanno in realtà rintracciate sia all’esterno sia all’interno della scuola. Si possono, pertanto, individuare diverse aree di fattori di rischio, che intrecciandosi tra loro possono portare alla dispersione.
Area socio-familiare
La famiglia, in particolare nel caso di mancanza di mezzi economici, di povertà culturale e di “bassi” livelli d’istruzione, e l’ambiente di provenienza rappresentano un fattore di rischio, in quanto elementi che potrebbero sia ridurre le opportunità, i mezzi e le risorse che “allevierebbero” le fatiche scolastiche sia nutrire nel soggetto basse aspettative nei confronti del percorso scolastico e del proprio futuro e, di conseguenza, una minore motivazione nello studio. Situazioni economiche svantaggiate potrebbero alimentare nello studente anche una maggiore pressione a diventare indipendente il prima possibile. Inoltre anche alcuni atteggiamenti educativi “estremi” dei genitori, da comportamenti fortemente autoritari a eccessivamente permissivi fino a un atteggiamento svalutativo, potrebbero essere causa di frustrazioni, senso di inferiorità, aggressività.
Quest’area comprende anche la scuola sia con la sua organizzazione e struttura (ad esempio le aule numerose possono determinare una minore attenzione del docente nei confronti dei propri alunni, inficiandone la performance scolastica) sia con il suo metodo di insegnamento, ancora troppo tradizionale, che non riesce ad affascinare lo studente e a smuoverne interesse e curiosità.
E’ da considerare spesso un vero e proprio pericolo anche una formazione degli insegnanti ancora troppo legata alle mere conoscenze, un atteggiamento di chiusura, di non coinvolgimento nella vita della classe e poco supportivo da parte del docente nei confronti del discente, una mancanza di comunicazione tra alunno e insegnante e l’incapacità di suscitare interesse e motivazione negli studenti, a sua volta legata alla motivazione e soddisfazione degli stessi insegnanti. Un insegnante soddisfatto crea, infatti, una relazione più affettiva ed emotiva con i propri alunni e produce una classe più armoniosa, interattiva e produttiva.
Area socio-pedagogica
Altro fattore di rischio riguarda la capacità dell’alunno di raggiungere determinati standard disciplinari e di affrontare lo scarso rendimento scolastico, i mancati progressi, i rimproveri di insegnanti e genitori per essere “cattivi e pigri” studenti.
Area fisiologica e psicopatologica-individuale
L’insuccesso e l’abbandono scolastico possono essere facilitati sia da fattori individuali, come il malessere, l’ansia, la noia, la bassa autostima, la capacità di gestire le frustrazioni, le proprie aspettative di successo o fallimento e la sensazione di sentirsi abbandonati e non accettati, sia da variabili biologiche e neurofisiologiche, ossia l’iperattività, la disabilità, i bisogni educativi speciali e i disturbi specifici dell’apprendimento.
Dispersione scolastica e Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Nell’ambiente scolastico, per gli studenti con DSA, in particolare non certificati o riconosciuti troppo tardi, non è infrequente andare incontro alle diverse situazioni racchiuse nell’espressione dispersione scolastica. Va, però, precisato che, pur dovendo fronteggiare spesso difficoltà e ostacoli maggiori, non è il disturbo in sé a rappresentare un fattore di rischio, quanto il modo in cui il soggetto vive, soprattutto a scuola e in famiglia, il disturbo e il ritardo nel riconoscimento dello stesso. Lo studio, mnemonico e tradizionale, le richieste ambientali, la non comprensione da parte delle figure di riferimento e la percezione di essere soli sottopongono lo studente con DSA a uno sforzo e a una fatica maggiori, spesso non ricompensati da buoni risultati scolastici e che possono, perciò, far nascere in lui un senso di frustrazione e demotivazione, un’immagine negativa di sé, che può portarlo addirittura alla forma più estrema di dispersione, l’abbandono scolastico.
Dati sull’abbandono scolastico
Tra i diversi significati del termine dispersione, più facilmente quantificabile è quello di abbandono scolastico, del quale i dati più recenti in nostro possesso sono quelli pubblicati nel Luglio del 2019 dal MIUR e riguardanti l’anno scolastico 2016/2017 e il passaggio all’anno scolastico 2017/2018, secondo i quali dei circa 1.703.000 alunni, frequentanti la scuola secondaria di I grado, 11.830 studenti, ossia lo 0,69%, hanno abbandonato questo grado, mentre 8.130 studenti hanno abbandonato nel passaggio dalla scuola secondaria di I grado a quella di II grado. L’abbandono interessa, in particolare, gli studenti maschi, ossia l’1,61%, e provenienti dalle Isole, l’1,75%, dal Nord Est, l’1,47% e dal Sud, l’1,44% (la Campania al 2,0%).
Giunti alla scuola secondaria di II grado, l’abbandono è pari al 6,2% al primo anno di corso e durante il passaggio al secondo anno, mentre ruota intorno al 3,7% negli anni successivi, scendendo fino allo 0,9% per gli alunni del V anno. Anche in questo caso, l’abbandono riguarda principalmente gli studenti maschi, con il 7,4%, delle Isole, con il 4,7%, e del Meridione, con il 3,9% (con la Campania al 4,4%).
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A guardare i numeri, riguardanti il 2016/2017, viene da chiedersi come la situazione si sia evoluta negli anni successivi e, in particolare, quali siano le conseguenze dell’emergenza covid sul tema, in tutte le sue sfaccettature. Riguardo a ciò, una prima fotografia ci è stata fornita, alla fine dell’aprile scorso, dal Censis:
“Nel complesso, solo l’11,2% dei dirigenti dichiara che, al momento della rilevazione, tutti gli studenti erano coinvolti in attività didattiche a distanza, con minime differenziazioni a livello territoriale, tranne nelle scuole del Nord-Ovest dove il corrispondente valore scende al 9,5%”.
Strategie e prevenzione
Sulla carta, molte sono le misure, volte a contrastare la dispersione scolastica, adottate, nel corso degli ultimi anni, dal MIUR (la predisposizione di POF, il passaggio da una scuola all’altra, il moltiplicarsi di agenzie volte al benessere scolastico e al monitoraggio dell’obbligo scolastico). Nella pratica, però, la frammentazione degli interventi, la mancanza di mezzi finanziari e di collaborazione sul territorio e la “mancata” volontà di alcuni docenti hanno reso poco efficaci tali interventi, volti a ridurre o evitare i segnali di rischio.
E’ fondamentale che l’ambiente scolastico, sereno e armonico, sia capace di stimolare e alimentare gli interessi e il desiderio di imparare dello studente e la sua crescita emotiva e creativa, aiutandolo a comprendere come le conoscenze scolastiche possano essere utilizzate nella vita all’esterno.
E’ fondamentale che la scuola sia un luogo di accettazione, di cura e di comunicazione, dove tutti gli alunni si sentano ascoltati, compresi, partecipi e aiutati nella scoperta del metodo di studio, più adatto ai loro stili di apprendimento, tempi e abilità.
Nello specifico degli studenti con DSA, sono fondamentali un’individuazione precoce e l’uso di strumenti compensativi e dispensativi, per mettere lo studente sullo stesso piano dei propri compagni e garantirgli il diritto allo studio, a uno studio sereno e “piacevole”, e pari opportunità nella scuola e nel vita post-scuola.
Bisogna ribaltare la didattica tradizionale, nella quale è lo studente ad adattarsi alla scuola, per giungere a una scuola che si adatti alle caratteristiche individuali degli studenti e che metta ognuno di loro in condizioni favorevoli all’apprendimento. Bisogna costruire una scuola a misura del giovane, nel rispetto delle diversità individuali, una scuola che metta al centro gli alunni e si domandi come insegnare piuttosto che cosa insegnare.
Per maggiori approfondimenti:
Volti della dispersione scolastica e formativa. Un’indagine in Provincia di Forlì-Cesena, a cura di P. Zurla.
Rischio di dispersione scolastica e disagio socio-educativo. Strategie e strumenti di intervento in classe, a cura di M. Pellerone.
Dispersione scolastica e disagio sociale. Criticità del contesto educativo e buone prassi preventive, a cura di R. Fadda, E. Mangiaracina.
Reti contro la dispersione scolastica. I cantieri del possibile, a cura di M. Rossi-Doria, S. Tabarelli.
Un Tutor per amico APS: Chi siamo
L’Associazione Un Tutor per Amico APS nasce nel 2018 perseguendo finalità di promozione sociale e realizzando interventi di assistenza educativa, rieducativa, socio-sanitaria, formazione e divulgazione sui problemi inerenti i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), Bisogni Educativi Speciali (BES). Inoltre, si occupa di problematiche riferite ai bambini, giovani, famiglia e scuola, offrendo diffusione e informazione scientifica, divulgativa, operativa e logistica sulle relative problematiche ed interventi e occupandosi di formazione per il personale della scuola.
L’Associazione ha ricevuto il Patrocinio Morale dalla Fondazione Cannavaro-Ferrara, già impegnata in progetti sociali volti a contrastare le diverse forme di disagio infantile e giovanile della città e della provincia di Napoli. Ambiti di intervento: educazione, formazione al lavoro, sport, aggregazione, salute.
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